Pomodori in festa
Lo so, con questo freddo parlare di pomodori suona strano ma forse proprio perché ho nostalgia dell’estate e di colori accesi che vi voglio raccontare di un bel caldo e assolato pomeriggio di settembre alla festa dei pomodori di Castel Ruggero.
Lo sapevate che esistono centinaia e centinaia di varietà di pomodori? E sapevate che c’è un orto vicino Firenze che ne ha 400 tipologie differenti? Pomodori verdi, arancioni, gialli, rosa, bianchi, rossi e neri.
Niccolò d’Afflitto insieme alla moglie Pascale cura il suo orto fiorito a Castel Ruggero, sì perché l’elemento spettacolare e davvero magico di questo luogo è l’incontro di ortaggi e fiori in un’armonia di colori difficile da descrivere a parole. I pomodori non sono i soli a giocare con i colori, anche le carote, le melanzane e le zucche fanno la loro parte insieme ai fiori. Si può dire che l’uomo e la natura si sono davvero presi a braccetto in questo luogo ed hanno dato il meglio di loro. Ho deciso di mettere più immagini che parole per questo post in modo che possiate perdervi dentro di esse liberando la fantasia. Per me è stato come entrare in un giardino delle meraviglie.
Lo scorso settembre in questa dimora di tanti pomodori e della famiglia d’Afflitto, ho avuto il piacere di partecipare a Pomodori in Festa che ogni anno la famiglia organizza per amici e appassionati, l’orto fiorito è aperto e lo si può visitare assaggiando piatti a base del re dell’orto. La pappa al pomodoro più buona che abbia mai mangiato l’ho assaggiata qui ed il segreto, almeno per me che non lo sapevo, è il battuto abbondante e ricco di tutti gli odori (sedano, cipolla, carota, basilico e uno spicchio d’aglio). A questa profumata base si aggiungono il pomodoro, un po’ passato un po’ a pezzettoni, il pane raffermo, il brodo vegetale, sale, pepe e l’olio buono a crudo. Davvero buonissima. Certo i pomodori erano i San Marzano di questo orto perciò saporiti e belli acquosi ideali per bagnare bene il pane e usare così pochissimo brodo.
Avete capito il procedimento?
Odori tritati e ricchi in olio a rosolare, aggiungo i pomodori (precedentemente scottati in acqua bollente, sbucciati: una parte tagliati a pezzettoni e una parte passati) aggiungo le fette di pane raffermo e bagno via via con un po’ di brodo vegetale senza esagerare, non deve venire troppo liquida e il pane è ammorbidito ma non spappolato, a me piace così. Quando ho raggiunto la giusta consistenza tolgo dal fuoco e lascio un po’ freddare (per me la pappa al pomodoro è più buona tiepida) verifico sale e pepe, filo d’olio, foglia di basilico ed è pronta.
Mi piace scoprire che ci sono persone capaci di creare luoghi così belli, in cui l’uomo impara a stupirsi di fronte alle meravigliose “imperfezioni” della natura, dove i sensi si risvegliano tutti insieme, e una sedia nascosta tra i cetrioli sembra proprio invitarti a stare e allora io resto qua e mi perdo, butto il telefonino nel timo e tutto quello che succede dopo ve lo lascio solo immaginare.